• Chi siamo
    • ANNALISA E ANTONIN
    • ANNALISA D’AMATO
    • ANTONIN STAHLY
  • Produzioni
    • Ardore
    • La Caccia allo Snark – spettacolo
    • La Caccia allo Snark – Laboratorio
    • Casting, per un film dal Woyzeck
    • Io Non Sono
    • Agnus Dei
    • Io sono il Passante
    • Pellegrino
    • Il Matrimonio tra il Cielo e l’Inferno
    • Corsa ad ostacoli
    • La Grazia
    • Chi è l’Artista?
    • Le Tre Corde
    • Coconut, a tree of life
  • VIDEOS
  • Musica
  • Contatti

Io sono il Passante

  • luisa pasello, emanuele valenti, annalisa d'amato, gombrowicz
    IO SONO IL PASSANTE

IO SONO IL PASSANTE

di Annalisa D’Amato

Brani e frammenti dall’opera di Arthur Rimbaud tradotti da Mario Biagini.

Coproduzione : Fondazione Pontedera Teatro, Diego Armando Maradona Montesanto – Zonne Illuminate Autogestite (Napoli),  Album Zutique

Data : 2002-2003

Con: Monica Bianchi, Arsenio D’Amato, Annalisa D’Amato, Francesco Forni, Savino Paparella, Matilde Politi, Zvi Tal, Emanuele Valenti

Collaborazione artistica: Giordano Acquaviva

“Una scena da abitare. Una stanza ricoperta per intero di tappeti orientali, condivisa con gli spettatori che stanno lungo un lato. Piena di oggetti familiari, un letto di ferro battuto sul fondo, una vecchia poltrona sotto una lampada da lettura. E poi bottiglie di birra a terra, vuote, a dirci di un tempo già passato, di altre esperienze vitali non condivise. Potremmo immaginare di essere nella casa di Rimbaud in Africa, quando il giovane transfuga della poesia si fece mercante d’armi. Ma le luci che pendono a festoni e le musiche che invadono lo spazio ci parlano anche di una festa, che è il qui e ora del teatro. È prima di tutto un luogo e una nostalgia Io sono il passante creato da Annalisa D’Amato con il gruppo Album Zutique, attori e danzatori e musicisti di diverse provenienze. Uno alla volta gli interpreti si fanno avanti, come per presentarsi.
Ciascuno porta le proprie abilità o la maschera di un’identità che fittizia, protetta occhiali scuri e minigonna o gesti da cowboy. Un brano cantato alla chitarra, un breve monologo, una danza con la fisarmonica ormai consumata in altre stagioni teatrali. Le seduzioni di un eros fugace. Una ingombrante presenza paterna, per nulla appartata su quella poltrona. Lasciando che siano le parole di Una stagione all’inferno e delle Illuminazioni a dirci per frammenti quel sentimento sospeso fra il bisogno di essere al presente, “assolutamente moderni”, e i richiami di una vita per una parte già compiuta, di chi sta sulla linea d’ombra della giovinezza. La felicità è il mio verme, annotava Rimbaud.”
Gianni Manzella, il manifesto, 16 marzo 2003

Chi è l’Artista? – 20 min. su Patti Smith

  • luisa pasello, emanuele valenti, annalisa d'amato, gombrowicz
    Chi è l'Artista?
    20 minuti su Patti Smith

Chi è l’Artista?

Studio di 20 min. su Patti Smith

di Annalisa D’Amato

Produzione: Fondazione Pontedera Teatro

Data: 2005

Con: Monica Bianchi e Francesco Forni

Da una richiesta di Roberto Bacci per una tavola rotonda sulla metodologia di regia con la supervisione di Renata Molinari.

La Grazia – come la fiamma della lampada che punta verso l’alto

  • luisa pasello, emanuele valenti, annalisa d'amato, gombrowicz
    La Grazia
    Come la fiamma della lampada
    che punta verso l’alto

LA GRAZIA

Come la fiamma della lampada che punta verso l’alto

Studio su I detti di Rabi’a al ‘Addawiyya

di Annalisa D’Amato

Produzione : LAILA

Data : 2008

Con: Mariagrazia Mandruzzato, Monica Bianchi, Chiara Orefice, Ludovica Tinghi

Musiche: Patrizia Mattioli

Rabi’ah fu vista correre per una strada di Bassora, portando una torcia accesa in una mano e nell’altra un secchio d’acqua. Interrogata ” O Signora della Vita Futura, dove vai e che cosa significa questo?”, rispose ” Voglio incendiare il Paradiso e spegnere l’Inferno perché questi due veli spariscano e i Suoi servi Lo adorino senza sperare ricompense o temere castighi.”

cechov, annalisa d'amato

Corsa ad ostacoli

  • luisa pasello, emanuele valenti, annalisa d'amato, gombrowicz
    cechov, annalisa d'amato

Corsa ad ostacoli – dal Gabbiano di Cechov

Studio in forma di tombola sul Gabbiano di Cechov

di Annalisa D’Amato

Produzione: Fondazione Pontedera Teatro

Data: 1996

Con: Annalisa D’Amato, Giordano Acquaviva, Elena Nenè Barini, Michelangelo Bergamino, Davide D’Antonio, Marzia Laini

  • cechov, annalisa d'amato
pellegrino annalisa d'amato

Pellegrino

  • luisa pasello, emanuele valenti, annalisa d'amato, gombrowicz
    pellegrino annalisa d'amato
    PELLEGRINO

PELLEGRINO

Liberamente ispirato all’opera di Elio Vittorini

di Annalisa D’Amato

Con: Tatiana Lepore, Giulio Maria Corbelli, Matilde Politi, Giordano Acquaviva, Luca Rinaldi

Collaborazione artistica: Papoula Bicalho

Produzione: Fondazione Pontedera Teatro

Data: 1998

“Uno spettacolo teatrale non è la lettura animata di un opera. E piuttosto una conversazione con tutto il publico che riempie la sala. E bisogna che si svolga in modo tale da dare al publico l’impressione di “parlare”, di essere attivo, di partecipare, pur no facendo altro che “vedere e ascoltare”. (…) Il bisogno del teatro conserva quasi intatta la sua vitalità e la gente cerca di soddisfarlo con quello che oggi è ancora veramente teatro: con gli spettacoli sportivi; con gli spettacoli di rivista…(…) Occorre ricominciare da quello che abbiamo teatralmente vivo. La profondità e nobiltà, l’alto livello culturale, si ritroverebbero poi molto più presto e più facilmente di quanto non si creda.” Elio Vittorini da Sipario numero 73 del 1952

  • pellegrino annalisa d'amato

Il Matrimonio tra il Cielo e l’Inferno – William Blake

  • luisa pasello, emanuele valenti, annalisa d'amato, gombrowicz
    Il Matrimonio tra
    il Cielo e l’Inferno

IL MATRIMONIO TRA IL CIELO E L’INFERNO – William Blake

di Annalisa D’Amato

Con: Lorenzo Scotto di Luzio, Matilde Politi, Giordano Acquaviva, Giulio Maria Corbelli, Luciana Lanzetta

Assistente alla regia: Papoula Bicalho

Produzione: Fondazione Pontedera Teatro

Data: 1998

Per Volterra all’Inferno (1998) – Laboratorio di produzione per gruppi teatrali italiani sul teme degli inferni – da in idea di Roberto Bacci – direzione artistica e messa in scena di tra gli altri: Annalisa D’Amato, Michela Lucenti, Alessandro Berti, Massimo Lanzetta, etc. Seconda dicesa – le porte / piazzetta degli Avelli: i peccato originale.

“Poiché un nuovo cielo ha avuto inizio l’Inferno Eterno rivive.(…) Ed ecco! Senza contrari non c’è progresso. Attrazione e Repulsione, Ragione e Energia, Amore e Odio, sono necessari all’esistenza umana. Da questi contrari ha origine ciò che i religiosi chiamano Bene e Male. Bene è il passivo che obbedisce alla Ragione. Male è l’attivo che scaturisce dall’Energia. Bene è il Cielo. Male è l’Inferno.” da Il Matrimonio del Cielo dell’Inferno di W. Blake

 

(articolo Fofi Lo Straniero)

copyright simon allix

Coconut, a tree of life

  • copyright simon allix
    COCONUT
    a tree of life
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix

Coconut, a tree of life

Un film di Antonin Stahly e Simon Allix

in lavorazione

Kerala significa il paese del cocco perché questo stato del sud dell’India è un’enorme foresta di cocco. Ma come abbiamo visto ogni albero di cocco è un avo, dunque il Kerala è un’enorme foresta di antenati.

L’uomo in Kerala ha scoperto i mille usi dell’albero del cocco e come trasformare ogni sua parte in qualcosa di utile o commestibile. C’è una simbiosi che si opera quando l’uomo mangia un frutto, si applica l’olio di quel frutto sulla sua pelle, si protegge sotto un tetto fatto delle foglie dello stesso albero o ne trasforma qualsiasi parte per farne una corda, un aquilone o un attrezzo della sua vita quotidiana. Questa simbiosi è celebrata al suo culmine quando l’uomo muore, e dopo essere stato cremato, diventa nutrimento del germoglio di cocco che suo figlio pianta nella cenere del falò. Allora il suo DNA si trasforma in quello di un albero che a sua volta nutrirà la famiglia. Questo processo mostra quanto l’uomo in Kerala abbia integrato il concetto di essere uno con il tutto. Ha trasformato un dono della natura per poi restituirlo attraverso il suo proprio sacrificio. Si arrende al fatto che egli stesso è Natura, che cambia soltanto di forma.

L’uomo del Kerala che ha estratto tutto quello che poteva dal cocco, l’ha accettato come dono di Vishnu: il Kalpavriksha, l’albero dei desideri, kalpa significa forma, è l’albero di tutte le forme e dunque delle trasformazioni. Roberto Rossellini in Matri Bhumi diceva: “L’indiano ha conoscenza della natura. Egli sa bene che ne fa parte, ne conosce i segreti , le leggi, i frutti che sa trasformare.” Tutta l’industria di questo paese si svolge attorno al cocco: tappeti, corde, olio, acqua di cocco… Si vive di cocco, con il cocco e grazie al cocco. Una industria che per fare una corda richiede almeno sette passaggi, con sette persone diverse specializzate nel loro gesto e almeno due mesi da quando la noce è stata raccolta. È un industria manuale che richiede la pazienza  estrema dell’attesa del tempo della putrefazione o dell’essiccazione. Questi passaggi, studiati dalla notte dei tempi, sono tanti gesti, ritmi e anche suoni che fanno di questi uomini e donne degli esperti al punto da diventare loro stessi frutti dell’albero di cocco.

Rosselini e Pasolini, come profeti, nei loro documentari sull’India, avevano testimoniato la ricchezza dell’organicità e dell’integrità dell’azione quotidiana e del suo flusso, denunciando così un Occidente che stava dimenticando le sue tradizioni per tuffarsi in un mondo separato dalla natura. A distanza di cinquant’anni dalle riprese dei due grandi maestri, ho visto l’uomo del Kerala prendere il frutto di un cocco che chiamava “quello del nonno” per piantarlo nelle ceneri fredde del corpo di suo padre appena morto. L’uomo diventa albero durante la vita e dopo la vita. Così è in comunione con il tutto.

Il cocco vive 80 anni, come un uomo.

Foto copyright Simon Allix

  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix
  • copyright simon allix

Le Tre Corde

Le Tre Corde

Concerto per esraj, violino, rebab e tre piccoli film.
di e con Antonin Stahly

Mentor: Annalisa D’Amato

Produzione: The Enthusiastics, Théâtre du Fon du Loup, Desmond Lazaro, National Gallery of Modern Art of New Dehli

Data: 2004-2014

Krishna per gli indù è il dio uomo, la rappresentazione di Vishnu sulla terra. Gesù per i cristiani è l’uomo figlio di Dio. Allah per i musulmani è rappresentato soltanto dai suoi 99 nomi. Ognuno ha trovato il suo modo di rappresentare il divino, attraverso colori, disegni, calligrafia, avendo come punto comune la geometria sacra. Gli indù cercano la perfezione, quando i musulmani dimostrano sempre l’imperfezione di una simmetria, perché la perfezione appartiene soltanto a Lui, l’Amato. Mentre un cristiano cerca la verità nell’esempio della vita di Gesù, un sufi realizza che il nome stesso della divinità contiene già il significato.
Ognuno si ritrova a un certo punto con un rosario tra le dita e ripete. Rosario, sabha, mala, tre nomi per una sola cosa, un solo scopo. 50, 99, 108 ciascuno ha fissato quante ripetizioni. Ciò che li unisce è il filo sul quale vivono le perle, la corda. Il suono.
Questo concerto è stato presentato a New Delhi, Parigi, Napoli, Douai, Les Eyzies e Carves.

« Recent News

Copyright © 2017 astahly

Photos ©Patrizio Esposito ©Magda Zlotowska ©Lisa Roze ©Gilles Abegg